Pitture preistoriche in località Scale di Paspardo
Nell'estate 1992, un gruppo di ricerca coordinato da Angelo Fossati, durante lo svolgimento di ricerche di superficie atte a censire alcune rocce incise nel sito di Vite, ha riscontrato la presenza di una colorazione rossastra su una parete lungo un sentiero che da Capo di Ponte porta a Paspardo, presso la località chiamata Scale di Paspardo, attigua a quella di Vite.
La parete con la figurazione si presenta in posizione aggettante e discretamente riparata dagli agenti atrnosferici e questo può aver contribuito a conservare la pittura (della misura di cm 45 x 7 ca.) che presenta però tracce di gocciolatura di colore. Inoltre parte della pittura è ricoperta da un velo di colorazione nerastra che si nota anche in altre parti della parete ed è, forse, da attribuire alla presenza di cianobatteri, presenza rilevata anche su gran parte delle rocce con incisioni rupestri in Valle Camonica.
Nella parte superiore della pittura i contorni sono meglio definiti mostrando un apparente dorso di animale. La pittura, nella parte sinistra, è conservata in una leggera striscia di calcite la quale, però, se da un lato ne conferma l'antichità, dall'altro ne oblitera la leggibilità. Nella parte destra, invece, la pittura appare come una fìgura antropomorfa, con busto grossolano, braccia distese e gambe che paiono realizzate utilizzando anche una leggera martellina di cui restano evidenti tracce. La picchiettatura in questo caso, come in altri, non ha tracce di patina in quanto si trova in posizione riparata.
Proseguendo le ricerche nell'inverno dello stesso anno, il medesimo gruppo di ricerca ha, evidenziato, a ca. m 50 dalla prima pittura, su una parete leggermente aggettante con una piccola tettoia naturale, una figurazione a colore rosso più vivo rispetto alla prima figura, dall'apparente forma di un animale acquatico (pesce? delfino?) conservato sotto un leggero velo di calcite. La pittura misura cm 25 x 5 ca. Anche questa pittura presenta tracce di gocciolatura di colore.
Nei pressi di una grande parete aggettante e in parte riparata, non distante dalle precedenti, è possibile notare un velo di calcite che conserva una figura di cavaliere dipinta in colore rosso La figtira, che misura cm 30 x 25 ca., è leggibile solo nella sua parte centrale: non è infatti possibile osservare la parte sinistra dell'immagine, in quanto la calcite si sfoglia e non permette di delineare la parte anteriore del cavallo. Il cavaliere è definito da una sottile linea di contorno: il braccio destro è alzato a sorreggere una spada o quel che resta di una lancia, mentre il sinistro è rappresentato come nell'atto di sorreggere le briglie. Il busto va assottigliandosi verso il centro e lascia intravedere una cintura a cui è forse appesa la guaina della spada: si osserva infatti una linea che attraversa di sbieco la parte inferiore del busto sotto la cintura. Il cavaliere sembra indossare un elmo dalla cui calotta si dipartono piccoli segmenti ad indicare la presenza di una cresta. Il collo del guerriero è lungo ma della medesima grandezza del tondo con cui è realizzata la testa. Testa e collo sono campite interamente dal colore.
Il cavaliere appare di proporzioni più grandi rispetto al cavallo. Dell'animale si notano chiaramente la coda, due zampe e tracce di una terza. L'abrasione della calcite impedisce di osservarne il muro ma restano tracce di colore del collo nei residui chiari del calcio.
Per quanto concerne una proposta di datazione non si può non tener conto della presenza del cavallo che riporta la figura nell'ambito dell'età dei Ferro. Anche il tema del guerriero è caratteristico di tutte le fasi dell'età del Ferro.
Lo stile con cui è realizzata la figura si riscontra invece in due momenti ben distinti dell'età del Ferro: la parte finale dello stile IV 2 (VII-VI sec. a.C.) e in tutto lo stile IV 5 (I sec. a.C.- I sec. d.C.). Il particolare dei restringimento della linea del busto verso il centro avvicina però la figura più allo stile IV 2: nello stile IV 5, infatti, la linea delle spalle scende sempre diritta verso le gambe. A questo proposito è grave la mancanza dello scudo nella figura, elemento determinante per la collocazione cronologica della nostra figura. Nella prima età del Ferro infatti gli scudi sono sempre rotondi o a pelle di bue mentre nella seconda età del Ferro sono costantemente rettangolari o quadrangolari, il tipo cosiddetto La Tène. Anche l'elmo crestato, raffigurato nel modo su indicato, compare solo a partire dallo stile IV 2. Una collocazione sicura alla fase IV 2 appare quindi probabile ma non del tutto certa.
Al di sotto della pittura a circa un metro di distanza, si notano chiaramente delle incisioni realizzate con tecnica a martellina ed a graffito. Tra le figure a martellina è ben evidente una piccola scena di duello nello stile IV 2 della Valcamonica (VII-VI sec. a. C.). Le figure a graffito appaiono molto più schematiche: antropomorfi schematici nello schema "alberiforme", stelle a cinque punte, meandri e figurazioni geometriche (capanne?). Alcune di queste figure graffite hando patina chiara, ma si è già detto che la roccia è in parte riparata con scarso dilavamento. Inoltre molti graffiti si intravedono sotto un leggero velo di calcite, segno evidente che sono stati realizzati da molto tempo. Difficile azzardare una cronologia di queste figure: si trovano figure graffite un po' in tutte le fasi dell'età del Ferro: dal IV 3 al IV 5. Potrebbero essere collocati entro questo lasso di ternpo.
Non distante da questa parete seguendo il sentiero, si intravede una colorazione nerastra, riscontrabile anche su altre pareti, ma qui con una continuità di segni che fa pensare ad una figurazione voluta. Difficile l'identificazione (un palco cervino?) e l'attribuzione cronologica.
La scoperta di pitture rupestri nel territorio di Paspardo rappresenta quindi una grande novità per l'arte rupestre della Valcamonica. Infatti conferma la contemporaneità tra le due tecniche, incisione e pittura, aspetto che potrebbe smientire l'ipotesi della coloritura delle incisioni, più volte affermato in passato. Questo ritrovamento, come analoghe recenti scoperte effettuate in Val di Susa (Piemonte), dimostra come anche nell'arco alpino sia possibile rinvenire ancor oggi antiche testimonianze dell'uso di dipingere sulle pareti rocciose riparate, nonostante il clima avverso non abbia favorito la conservazione di gran parte delle pitture.
Testi Angelo Fossati.